Art and Psychology - Искусство и психология - 藝術與心理學 - 芸術と心理学- Kunst und Psychologie - Art et psychologie - Arte y Psicología

Palazzo Reale di Milano

Palazzo Reale, le cui origini risalgono al Medioevo, fu dimora delle famiglie Torriani, Visconti e Sforza. La veste attuale è della fine del Settecento, quando l'imperatrice Maria Teresa d'Austria organizzò un concorso tra i maggiori architetti dell'epoca per adeguare il complesso all'esigenza di ospitare il governatore. Giuseppe Piermarini (1734-1808), esponente del neoclassicismo milanese, venne proclamato vincitore e fu quindi realizzato il suo progetto. Gli interventi arricchirono il palazzo di fastose decorazioni in stucco e dorature. Nel 1936 venne eliminata l'ala destra, sostituita ora con il palazzo dell'Arengario. In seguito i bombardamenti del 1943 lo danneggiarono pesantemente: la bellissim Sala delle Cariatidi risulta scoperchiata e mutilata, l'affresco di Hayez che la decorava è scomparso e molte delle opere contenute nelle sale danneggiate dalle intemperie.

Neurobiologia del trauma: il ruolo delle regioni temporali mediali e del sistema limbico.

Effetti neurobiologici  dello stress traumatico:
                                      
1.Neurologici e cognitivi: atrofia ippocampale con deficit della memoria dichiarativa
2.Endocrinologici: aumento del cortisolo e disregolazione dell’asse HPA, aumento catecolamine (adrenalina e noradrenalina)
3.Metabolici: insulino-resistenza
4.Cardiovascolari: maggiori cardiopatie, maggiori livelli dei lipidi, maggiore incidenza aterosclerosi
5.Compromissione, alterazione nel funzionamento del sistema immunitario
6.In età evolutiva elevati tassi di catecolamine e cortisolo determinano: perdita di neuroni, ritardo nella mielinizzazione e inibizione della neurogenesi.
Il sistema limbico è ritenuto la parte del SNC che sostiene e guida le emozioni e i comportamenti necessari all’autoconservazione. I segnali provenienti  dagli organi sensoriali viaggiano continuamente verso L da dove vengono distribuiti alla corteccia, ai gangli della base ed al sistema limbico (dove influiscono sui ricordi e sulle emozioni e la  cui elaborazione avviene per lo più fuori della coscienza).
Gli individui affetti da PTSD solitamente tendono a sovrainterpretare gli input sensoriali  (cfr Gabbard, 2008, van der Kolk, 1999). Soggetti con una storia di trauma infantile, hanno risposte iper-reattive dell’amigdala. L’amigdala fa parte del sistema limbico e serve ad aumentare la vigilanza e  ad aumentare il potenziale reattivo di fronte a situazioni nuove o pericolose. Questa iperreattività dell’amigdala può essere una componente della predisposizione ad essere eccessivamente vigilanti e reattivi e spiegare l’inclinazione a dare una lettura errata della relazione con l’altro (Gabbard, 2008). Anche l’iperattivazione dell’asse ipotalamo-pituitario-surrenale (HPA) influisce sullo sviluppo delle reazioni comportamentali negative di questi soggetti.
L'iperattività del sistema ipotalamico-pituitario-surrenale e del sistema nervoso autonomo, presumibilmente a causa di ipersecrezione del CRF, è una  conseguenza dei traumi da abuso nell'infanzia e possono contribuire alla diatesi psicopatologica in età adulta. Questa evidenza suggerisce che i recettoriantagonisti del CRF possono essere utilizzati nella prevenzione e nel trattamento di condizioni post-traumatiche. (cfr Heim et al., 2000; JAMA. 284(5):592-597)  Alcuni autori hanno verificato che pazienti borderline vittime di abusi avevano elevati livelli ematici dell’ormone ACTH e del cortisolo (Gabbard, 2008).
Importante è anche il ruolo svolto dall’amigdala e dall’ippocampo nelle funzioni mnemoniche. L’amigdala, insieme ai gangli della base, alla corteccia motoria e somatosensoriale, regola la memoria implicita, mentre le aree dell’ippocampo e del lobo temporale mediale regolano la memoria dichiarativa. 

Il talamo: è la fonte delle afferenze sensitive per ogni emisfero. Interviene come relé nella trasmissione alla corteccia delle informazioni sensoriali. Ancora più importante è la funzione dei suoi nuclei di convergenza che integrano sia le afferenze sensoriali che le proiezini dell'apparato extralemniscale. Le sindromi talamiche sono caratterizzate da anestesia dolorosa

L'area motoria primaria: si estende sul versante anteriore del solco di Rolando secondo il disegno dell'homunculus di Penfield. Essa è collegata con l'area somestesica con la quale confina posteriormente. L'area motoria è il punto di partenza delle fibre corticospinali che contribuiscono a formare le piramidi bulbari (corteccia piramidale). Queste fibre terminano, in piccolo numero, sui neuroni alfa, per la maggior parte sui neuroni internuciali della sostanza grigia dle midollo spinale. Per mezzo della via piramidale la corteccia motoria controlla i muscoli dell'emicorpo controlaterale. Sperimentalmente gli effetti durevoli della sua asportazione sono limitati: deficit motorio moderato e distale, perdita dei movimenti fini volontari.


Tratto da:
Bremner, J. D. (1999). The Lasting Effects of Psychological Trauma on Memory and the Hippocampus.

Convegno online di psicopatologia forense dell'età evolutiva

In considerazione del dibattito in corso sulla validità del costrutto nosografico di PTSD e delle proposte provenienti da più parti per l’inclusione nella bozza di lavoro della commissione APA della nuova diagnosi di disturbo traumatico dello sviluppo o di PTSD Complesso, Psicopatologia Forense web site ha deciso di promuovere un evento virtuale, online, dal titolo “Al di là del…  PTSD: il trauma e le sue categorizzazioni tra psicoanalisi, psicopatologia e psichiatria forense”. L’evento che avrà inizio il 1 ottobre 2011, verterà su temi di psicoanalisi (teoria e tecnica nel trattamento del bambino e dell’adolescente vittime di traumi) di psicopatologia dello sviluppo (i contesti traumatici, la valutazione diagnostica, diagnosi dimensionale vs diagnosi categoriale, la fenomenologia posttraumatica in età evolutiva) e di psicologia e psichiatria forense (i contesti traumatici nella prospettiva giuridica, la valutazione peritale, la valutazione del danno…). I contributi dei relatori saranno pubblicati online e sarà cura dei responsabili di Psicopatologia Forense web site, nella veste di moderatori, animare il dibattito. Tutti coloro che vorranno prendere parte alla discussione dovranno inviare le proprie domande o commenti (specificando il relatore a cui intendono rivolgersi e corredando l’email del proprio nome e qualifica professionale) all’indirizzo psicopatforense@altervista.org. Seguirà la loro pubblicazione online con successiva risposta dell’autore. L’evento si protrarrà fino al 31 ottobre 2011, data oltre la quale non sarà più possibile postare e pubblicare i commenti alle singole relazioni presentate. Successivamente i testi dei relatori verranno pubblicati nell’archivio degli eventi, restando così consultabili dagli utenti di Psicopatologia forense web site.

La Pinacoteca Ambrosiana di Milano

La Pinacoteca Ambrosiana venne creata dalla passione del cardinale Federico Borromeo, cugino di San Carlo e arcivescovo di Milano, che dal 1595 fino alla morte s'impegnò nella raccolta di quadri statue e disegni, antichi e a lui contemporaneidando vita a questa straordinaria collezione di opere d'arte.
Il Museo venne fondato e aperto al pubblico dallo stesso cardinale quattro secoli fa, nel 1618.
Tra le sale si possono ammirare le opere dei più grandi artisti italiani come Leonardo da Vinci, Caravaggio, Botticelli, Bernardo Luini ma anche di pittori fiamminghi quali Jan Brueghel e Paul Bril.
La Pinacoteca comprende inoltre, una delle più grandi raccolte id disegni al mondo, possedendo il cartone originale della Scuola di Atene di Raffaello e il Codice Atlantico di Leonardo.

Consultazioni psicoanalitiche

L'A.I.Psi., ASSOCIAZIONE ITALIANA DI PSICOANALISI, offre un servizio di consultazione psicoanalitica gratuita tramite prenotazione telefonica.

Tel:
06 85354861 
lunedì, mercoledì e giovedì: 9 -12 
martedì e venerdì: 9 - 14:30 


Riferimenti per consultazini psicoanalitiche in Italia

Gustav Klimt

Klimt nasce il 14 luglio 1862 a Baumgarten presso Vienna, secondo dei sette figli del'incisore e cesellatore Erns Klimt, bravo ma povero artigiano, e di Annie Finster.
La vienna di Klimt, quella della Belle Epoque al volgere dle secolo, rappresenta uno dei momenti più affascinanti della storia del'arte e della cultura. L'estrema tensione tra realtà e illusione, tradizione e modernità in cui vivono artisti e intelletuali produce una potente energia creativa. La città è un laboratorio il cui valore è testimoniato da nomi come Sigmund Freud, Otto Wagner e Gustav Mahler.
Ciò che affascina di Klimt è la sensualità del disegno, la resa caleidoscopica della pittura e l'impulso e decifrare i segreti racchiusi nelle sue opere.
Klimt dipinge la donna idealizzata, la don a per eccellenza, in tutte le pose immaginabili, anche le più ardite. La donna nelle sue opere sedute con il proprio corpo che esibisce apertamente, senza pudori, nella sua nudità. Il mondo di Klimt è ovunque pervaso di polline e pistilli, ovuli e spermatozoi sparsi sui corpi, sulle vesti, persino nei paesaggi. Talvolta le sue opere vengono accolte con entusiasmo e l'artista viene esaltato fino a divenire il ritrattista preferito della buona società viennese. Tuttavia il suo manifesto erotismo, in una Vienna decadente che risente dell'ipocrita repressione vittoriana, si scontra sovente con un esasperato rifiuto; lo scandalo è all'ordine del giorno.
Molto prima che la storia ascrivesse all'espressionismo e al surrealismo il merito di aver manifestamente condotto la sessualità nel territorio dell'arte, Klimt la eleva a proprio credo, a leitmotiv della propria opera.
"Vogliamo dichiarare guerra alla sterile routine, al rigido bizantinismo, a tutte le forme di cattivo gusto ... La nostra secessione non è una battaglia degli artisti moderni contro i vecchi bensì una lotta per affermare la superiorità degli artisti sui mercanti ambulanti che si spacciano per artisti e hanno interesse ad impedire la fioritura dell'arte" (Katalog zur ersten Secession in Wien, Vienna 1898). Questa dichiarazione di Hermann Bahr, padre spirituale dei secessionisti, può essere considerata il manifesto programmatico della Secessione viennese costituita nel 1897 e della quale Klimt diviene presidente. La nuova generazione di artisti non sopporta più la tutela dei rappresentanti dell'accademismo e chiede uno spazio espositivo adeguato e libero da qualunque "carattere commerciale". Essa intende porre termine all'isolamento culturale di Vienna, invitando artisti stranieri e facendo conoscere le proprie opere all'estero. Il programma della Secessione non consiste semplicemente in un dissidio di tipo "estetico", bensì in una lotta per l'arte stessa, per il diritto alla "creazione artistica", per annullare la distinzione tra arte elevata e generi artistici inferiori.
Quale corrente stilistica contrapposta all'accademismo e al conservatorismo borghese, la Secessione viennese ha un ruolo cruciale nello sviluppo e nella diffusione dello Jugendstil tanto in pittura quanto nell'ambito delle arti applicate. La rivolta di questa generazione contro l'imposizione esercitata da un tradizionalismo sociale, politico ed esteticosi fa strada con tale impeto da ottenere un successo quasi immediato e sfociare infine in un progetto pressoché utopistico: la trasformazione della società attraverso l'arte.

Virtual Narcissus

Claude Monet was born in Paris in 1840. His mother was thirty-five years old and already the childless widow of a first husband at the time of Monet's birth. Her second husband, Monet's father, was then forty, and her only other child, Monet's only full sibling, a brother, was four. By the time Monet was five, he and his family had moved to the port town of Le Havre, where his father was in the business of provisioning France's commercial shipping fleet. It was there, in this town where the Seine River spills into the English Channel, that Monet's mother is said to have encouraged her son's early interest in art; and it was there that she died in 1857 when he was not yet seventeen years old but already within a year of establishing himself as a draftsman of some notoriety on the strength of caricatures of local personalities exhibited in the window of a framer's shop.1
By 1860 Monet had taken up painting, and in that year he found himself at the age of twenty with a new half-sister born to his sixty-year-old widowed father and his father's twenty-four-year-old mistress, a sibling who until 1974 was entirely unmentioned in the literature on the artist. Perhaps represented at her father's side staring out to sea in a painting of 1867, Monet's half-sister was legitimated in 1870 byway of his father's second marriage, a marriage that took place a mere three months before Monet's father's death and only four months after Monet's own first marriage had similarly legitimated his three-year-old son.
When Monet's father died in 1871 his son was in London, in flight from military service in the Franco-Prussian war, the war that claimed the life of one of Monet's closest friends, the painter Frédéric Bazille. Upon his return to France, Monet established himself and his family in the outer suburbs of Paris at Argenteuil, where his colleague Edouard Manet painted the artist and his family in their garden in 1874, and where Manet painted Monet at work on the Seine in his studio boat, in the company of his wife but turning away from her gaze to grasp the environing riverscape by the tip of his brush. Penniless by 1878, and forced to leave Argenteuil with a sick and pregnant wife for an apartment in Paris, Monet was apparently unable to provide all the necessities to the postpartum mother, who would be represented in his art one last time lying on her deathbed in the tiny Seine-side village of Vétheuil, dead of uterine cancer in 1879 at the age of thirty-two.

What the author sees in Monet's painting is not the Real trauma of the subject's desiring look, nor yet the Imaginary reflex of the mother's mirrored gaze, but precisely what Cézanne so notoriously described in Monet's art, that is, the Symbolic effect of the paternal positioning of the desiring and mirroring individual as nothing but the picture's tache or objectal stain. “Monet is only an eye; but good God what an eye!” (Shiff 1984, 280). Just what kind of an eye/I is this?
Seen with God's eye from the unseen angle of “pèrespective,” Monet's painting is “a self-portrait in which the subject will see himself as he cannot see himself, a vision of horror in which his own nullity appears to him” (Borch-Jacobsen 1991, 237). “This rapid painting, this portrait without gaze,… indifferent to all spirituality, even in a face” (Régamey 1927, 89; Levine 1994b, 283) bodies forth the opaque pigmented screen “by means of which we confront the utter nullity of our narcissistic pretentions” (Žižek 1991b, 64). In the congealed gestural traces of his Self-Portrait, Monet “makes visible for us here something that is simply the subject as annihilated” (Lacan 1978, 88-89).16 “This man was in reality … a daily tormented person, at the same time a solitary person with an idée fixe, racking his brains into exhaustion, forcing his will to the fixed and desired task, pursuing his dream of form and color almost unto the annihilation of his individuality in the eternal Nirvana of things at once changing and immutable” (Geffroy 1922, 335; Levine 1994b, 260). Here Monet's biographer unknowingly repeats Freud's contemporaneous postulation of a Nirvana principle as the self-voiding impetus of narcissism, a Real principle of repetition and discharge whereby the self is obscurely driven “beyond the pleasure principle” to abdicate its Imaginary erotic teleology in favor of a concentration and, ultimately, a Symbolic annihilation of all erotic investment within itself. “We have unwittingly steered our course into the harbour of Schopenhauer's philosophy. For him death is the ‘true result and to that extent the purpose of life’” (Freud 1920, 49-50). This from the Freud least amenable to the affirmations of ego psychology and most resigned to the negations of Lacan and, I believe, Monet as well. “The function of the work of art is to render the void sufferable” (Schneiderman 1990, 211).

Tratto da:
Levine, S.Z. (1996). Virtual Narcissus: On the Mirror Stage with Monet, Lacan, and Me. Am. Imago, 53:91-106.

Impressionisti a Palazzo Reale

Al Palazzo Reale di Milano le opere dei grandi maestri francesi, da Monet e Renoir, dal 2 marzo 2011 al 19 giugno 2011

Alle tele di Claude Monet, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir e Berthe Morisot, si aggiungono le opere dei barbizonniers (Jean-François Millet e Theodore Rousseau), di artisti accademici (William-Adolphe Bouguereau) e di post-impressionisti (Paul Gauguin e Henri de Toulouse-Lautrec).

L'impressionismo è un movimento pittorico nato in Francia, qualche anno dopo le esperienze dei macchiaioli fiorentini. Gli impressionisti devono il loro nome ad un articolo del critico L.Leroy che, richiamandosi in senso spregiativo al titolo del quadro di C.Monet, "Impressione: levar del sole", definì impressionisti un gruppo di artisti che erano stati costretti ad esporre le loro opere nelle sale del fotografo Nadar a Parigi dopo essere stati rifiutati dalla giuria del "Salon", la manifestazione espositiva ufficiale che al tempo poteva consacrare la fama di un artista.

The Freud Museum

The Freud Museum, al 20 Maresfield Gardens in Hampstead, fu in origine la casa di Sigmund Freud e della sua famiglia quando sfuggirono all'annessione dell'Austria alla Germania nel 1938. E' rimasta la casa di famiglia fino a quando Anna Freud, la figlia più giovane, morì nel 1982. Il fulcro del museo è lo studio di Freud, preservato esattamente così com'era durante il periodo in cui il padre della psicoanalisi era in vita.



http://www.freud.org.uk/

IPA congress 2011

 IPA CONGRESS 2011: BOOK NOW ‘EARLY BIRD’ DEADLINE 24 APRIL

 

 

http://www.ipacongress.org/congress/ 

Fontana di Nettuno

Al centro di Piazza della Signoria, a ridosso del Palazzo Vecchio, si trova la fontana di Nettuno realizzata da Bartolomeo Ammannati e dal Giambologna realizzata tra gli anni 1563-1565 in occasione dell'inaugurazione di un nuovo acquedotto.
La figura colossale del Dio del mare su un carro trainato da quattro cavalli è contornata da tre giovani tritoni e da da quattro figure che rappresentano Doride oceania con la figlia nereide Teti e due divinità marine.
Viene segnalata dai più una somiglianza tra la faccia di Nettuno e quella di Cosimo I, noto esponente di queste realizzazioni di fontane che considerava espressione di prestigio e fama del Granducato.
Davanti alla vasca della fontana troviamo un epigrafe di bronzo con inciso il luogo in cui nel maggio del 1498 fu impiccato e bruciato fra' Girolamo Savonarola con Domenico Buonvicini e Silvestro Maruffi.

Sigmund Freud and Salvador Dalí

"Finalmente ho incontrato Sigmund Freud a Londra. Ero stato accompagnato da Stefan Zweig. ... Prima di accomiatarmi volli dargli una rivista in cui c'era un mio articolo sulla paranoia. Freud non cessava di fissarmi, senza fare minimamente caso a ciò che gli mostravo. Mentre continuava ad osservarmi, quasi volesse penetrare la mia realtà psicologica con tutto il suo essere, esclamò rivolgendosi a Stefan Zweig: "Non ho mai visto un tal prototipo dello spagnolo. Che tipo fanatico!" - Dalì -.


"... finora ero incline a considerare i surrealisti, che a quanto pare mi hanno eleto a loro patrono, pazzi completi (diciamo al 95 percento, come per l'alcol). Il giovane spagnolo, con i suoi occhi innocenti e fanatici e la sua innegabile maestria tecnica, mi ha indotto ad un'altra valutazione. Sarebbe in effetti assai interessante esaminare da un punto di vista analiticol'origine di quell'immagine". - Lettera a Stefan Zweig, 20 luglio 1938.

Freud giunse a Londra il 6 giugno 1938. Gli furon concesse accoglienze quasi trionfali: "... per la prima volta, e molto tardi, ho provato che cosa vuol dire essere famosi", scrisse al fratello Alexander. Molte personalità importanti vennero a fargli visita: Stefan Zweig portò con sé il pittore Salvador Dalì nel luglio 1938, nell'oaccasione Dalì fece uno schizzo ad inchiostro su carta carbone del volto di Freud (vedi immagine qui sotto).

Dalí had been expelled from the surrealist camp and was turning towards the High Renaissance of Raphael. Yet, more than any other artist, he stood for surrealism in the mind of the general public. It was he who had made surrealism a common term. Before he turned his life style into a surrealist publicity gag, he had sought to make his art a pictorial documentation of freudian theories. The article on “paranoia” which he pressed on Freud did not have to do with psychiatric paranoia but with what he referred to as “critical paranoia”—a method of inducing and harnessing multiple images of persecution or megalomania. He would start a painting with the first image that came to mind and go on from one association to the next, attempting to lift the restrictions of control and thus tap a flow of delerious phenomena.

In so doing, Dalí was borrowing from another surrealist, Max Ernst, and his method of “frottage.” Ernst was making a deliberate effort to exclude all conscious mental guidance of reason, taste and morals in order to become a spectator at the birth of his own work. By restraining his own activity and accepting his passivity, he discovered a sudden intensification of visual faculties. What emerged was a succession of contradictory images superimposed on one another as in a hypnagogic state or homospatial thinking.

All the surrealists believed, with Freud, in the central importance of the unconscious for art and poetry. They, too, were greatly concerned with the intensive study of the imagination. (The Surrealist Manifesto [1924] was written by André Breton, a serious student of Freud). They conceived of the canvas as a blank table on which the artist inscribed the visual associations issuing from the depth of his personality. Chance, randomness, and coincidence, like the slip of the tongue or the pen, or automatic writing, as well as the dream and the irrational, were royal roads to the unconscious.

French symbolism was not only the chief source of surrealism; it was, more importantly, one of the main intellectual currents in Europe at the time of the birth and early years of psychoanalysis . Also, like psychoanalysis, symbolism was drawn to the further reaches of mental life searching for the many hidden meanings condensed into a single sign. Despite failures and having almost fallen into oblivion, the symbolist movement in France influenced almost all eminent 20th century poets, such as Joyce, Proust and Stein, as well as the drama (Maeterlinck), criticism and music (Debussy). It also gave rise to similar schools in England, Germany and other countries.

Since the symbolist movement in France was at its height towards the end of the 19th century, it is fair to ask, “Did symbolism influence Freud?” Except for Baudelaire, who died in 1867, its most illustrious figures flourished at the time Freud worked at Charcot's clinic in Paris (October 1885-February 1886), as well as the next five years when Freud was absorbed in the work of Charcot and Bernheim.

Freud considered the surrealists “complete fools.” He dismissed the German expressionists as “lunatics” in a letter to Otto Pfister. After an evening in an artist's company, he wrote to Jones [1]: “Meaning is little to these men; all they care for is line, shape, agreement of contours. They are given up to the Lustprinzip.”

The day aftrer meeting Dalì Freud wrote to Zweig that what changed his estimate was “that young Spaniard, with his candid fanatical eyes and his undeniable technical mastery” (italics mine). In other words, it was a dramatic and dynamic contrast he sensed within Dalí which interested him. It was that special combination of passion and control which Freud recognized—knowing it well within himself.


In the 1920s-30s, Freud’s theories on the unconscious mind became so pervasive as to be taken for granted by the Surrealists.  Freud used the psychoanalytic device of free association to trace the symbolic meaning of dream imagery to its source in the unconscious; Dalí applied the same method to his pictorial imagery.
Based on psychoanalytic studies of paranoiac dementia, Dalí consciously charged his paintings with psychological meaning which he called his “paranoiac-critical method”, using countless symbols of persecution mania, sharp instruments (castration), sexual fetishes, and phallic images, many taken directly from case histories of paranoia in Dr. Richard von Krafft-Ebing's Psychopathia Sexualis, as well as from Freud’s works.
Paranoia is a mental disease characterized by delusions and projections of personal conflicts ascribed to the supposed hostility of others. Dalí’s work imitates paranoiac conditions, because while the paranoiac is able to find proof of persecution, Dali only simulated the illness.  He used paranoia less in the psychiatric sense than the etymological sense: para, meaning alternate, noia meaning mind. Thus, his "paranoiac-critical method" became a forced inspiration as Dalí submitted his paintings at once to the caprice of dream and wide-awake calculation.  His images, based on readings in psychiatry, eventually began displacing experiences drawn from his own psyche. 


Bibliografia:
1. Jones, E.: The Life and Work of Sigmund Freud. Volume 3. New York: Basic Books, 1957, p. 235 and p. 412;
2. Rose, G.J. (1983). Sigmund Freud and Salvador Dalí: Cultural and Historical Processes. Am. Imago, 40:349-353;
3. Ernst Freud, Lucie Freud e Ilse Grubrich-Simitis (1978). Sigmund Freud.

Andy Warhol a Milano

La mostra Andy Warhol a Milano, presso Area 35, ospiterà l'estro e la genialità del padre della Pop Art, chiamata "Andy Warhol at Area 35", verrà aperta il 28 aprile 2011.



Mostra Andy Warhol a Milano: "Mao"

Arcimboldo



Celebre per il suo stile, nel quale gli elementi vegetali e le figure animali divengono attributi antropomorfici, Giuseppe Arcimboldo rappresentò una fonte di ispirazione inesauribile per gli artisti del seicento e dei secoli successivi.
Il Palazza Reale di Milano ha ospitato una mostra, conclusasi il 22 maggio 2011, che ha messo in evidenza l'influenza che la tradizione artistica milanese e lombarda ebbero su Arcimboldo. La curatrice Ferino-Pagden (del Kunshistorisches Museum di Vienna) proponeva l’ipotesi che la serie delle famose "teste composte" conservata a Monaco di Baviera sia precedente, e pertanto di origine lombarda, a quella realizzata presso la corte austriaca, rinsaldando con questa analisi il legame artistico dell’Arcimboldo con Milano: le sue bizzarrie sono frutto e rielaborazione delle influenze dell’arte lombarda e quindi probabile causa, non conseguenza, della sua chiamata oltralpe.
Nella foto si vede l'Opera di Philip Haas: Winter; era stata esposta per l'occasione davanti all'ingresso della mostra. Opera a tutto tondo alta oltre tre metri ispirata alla testa composta dell'Inverno di Arcomboldo.


Il padre Biagio Arcimboldo o Arcimboldi era pittore presso il Duomo di Milano.
E' ancora un problema irrisolto la versione corretta del nome dato che lo stesso Giuseppe si firmava in modo diverso di volta in volta.
L'origine del nome è alemanna e la storia del casato risale ai tempi di Carlo Magno al cui seguito c'era un nobiluomo d’origine alemanna Saitfrid Arcimboldi.

Il precoce contatto di Giuseppe con l'arte fu favorito dall'amicizia del padre con Bernardino Luini allievo di Leonardo da Vinci. Non è documentato un contatto diretto con i due artisti, ma è noto che grazie al Luini Arcimboldo ebbe l'opportunità di venire in possesso degli appunti e dei quaderni con gli schizzi di Leonardo.
Un'intensa esercitazione sullo studio dei volti da parte degli allievi di Leonardo era caratteristica. In Leonardo il passaggio dall'esasperata indagine di caratterizzazione fisiognomica all'esplicita realizzazine di teste grottesche appare assai sottile, partendo dalla sua analisi di tratti espressivi del volto umano.
Come ha sotolineato Gombrich, Leonardo era allo stesso tempo fortemente attratto dal fenomeno della bellezza come da quello della bruttezza, "le bellezze con le bruttezze paiono più potenti l'una per l'altra".

Gianangelo, nipote di Giovanni Arcimboldo, fu arcivescovo di Milano e, prozio di Giuseppe, ebbe un ruolo importante nella formazione del giovane fornendogli contatti con artisti, letterati, eruditi e umanisti che frequentavano la sua casa.
Arcimboldo coltivò contatti anche con filosofi e altri scienziati dell'epoca e debuttò come pittore nel 1549 a soli 22 anni come aiutante del padre presso il Duomo di Milano. Si sa poco della giovinezza dell'Arcimboldo fino alla sua comparsa nei libri contabili del Duomo per il quale, proprio come suo padre, forniva i disegni per le vetrate eseguite poi da Currado Mochis. Oltre a ciò, produceva gli accessori di cui la Fabbrica aveva bisogno per iniziative quotidiane e occasioni speciali (stendardi procesisonali, stemmi e baldacchini), nessuno dei quali è giunto fino a noi.
Currado Mochis da Colonia, maestro vetraio, dopo avere completato fino al rosone il finestrone absidale dell'Apocalisse, nel maggio 1548 viene assunto con l'impegno di lavorare esclusivamente per la Fabbrica del Duomo. Assicurata la perizia tecnica di Currado, occorreva per i disegni l'opera di un maestro aggiornato agli esiti italiani. Il 22 novembre 1549, Biagio Arcimboldo è pagato dalla fabrica per avere consegnato trenta disegni per differenti vetrate; quattro giorni dopo il figlio Giuseppe, poco più che ventenne, è pagato per altri quattro disegni. L'anno successivo, per tutto il 1550, Biagio consegna, a intervalli mensili, altri quattro disegni. Complessivamente ammontano a sessantotto i disegni dei due artisti.

Nel 1556 lavorò nel Duomo di Monza, testimonianza più importante della produzione giovanile di Arcimboldo, con un affresco nel transetto meridionale, rappresentante l'Albero di Jesse, disegnato ed eseguito in collaborazione con Giuseppe Meda. Nel contratto detagliato risulta chiaro che Arcimboldo e Meda erano collaboratori alla pari. Meda era più esperto, aveva lavorato per Bernardino Campi, il pittore più influente della metà del Cinquecento, mentre Arcimboldo era alla sua prima esperienza significativa. Il transetto settentrionale fu assegnato a Giuseppe Meda dopo la partenza di Arcimboldo da Milano.
L'attività milanese di Arcimbldo si concluse verosimilmente con il concorso per il Gonfalone di Sant'Ambrogio oggi al Castello Sforzesco. Uno dei più grandi tra tutti i gonfaloni italiani, ebbe costi altissimi e rappresentò una delle commesse più importanti della Milano di metà secolo.
Nel 1558 fu impegnato nella realizzazione di un cartone per un arazzo nel Duomo di Como.

L'insistente richiesta dell' imperatore Ferdinando I fece in modo che Arcimboldo si trasferisse a Praga nel 1562, in veste di ritrattista di Corte ("Hof-Conterfetter"). Presso la corte dell'imperatore fu molto ben veduto e ben pagato, non solo per i suoi dipinti, ma anche per molte sue altre invenzioni come giostre, giochi e decorazioni per matrimoni e altre feste. Uno dei favoriti dell' imperatore Massimiliano, non fu meno lodato e amato dal figlio Rodolfo che gli fu successore. Servì per ben ventisei anni la casa d'Austria e dovette supplicare l'imperatore per due anni, per poter tornare in patria e godere della sua vecchiaia. Durante il servizio prestato sotto Ferdinando I, in soli due anni Arcimboldo dipinse numerosi ritratti della famiglia reale e la prima serie delle " Quattro Stagioni". Un improvviso mutamento di stile, caratterizzato da una singolare concezione artistica dell' immagine emersa dai suoi dipinti fu basilare per il successo di Arcimboldo dato il tale entusiasmo che aveva suscitato a regnanti e contemporanei. I quadri di Bosh, Brughel, Cranach, Grien e Altdorfer determinarono la completa esternazione di questo nuovo modo di esprimere il suo talento artistico. Dopo la morte di Ferdinando I, la condizione di Arcimboldo come ritrattista di corte stipendiato 20 fiorini al mese rimase invariata anche sotto il regno di Massimiliano II, questi era disposto inoltre a generosi supplementi se un quadro gli risultava particolarmente gradito. Per dodici anni fino al 1576 lavorò presso Massimiliano e dipinse nel 1566 "I Quattro Elementi" e "Il Giurista", nel 1572 una serie delle "Quattro Stagioni", un "Autunno" e un "Inverno", nel 1573 due serie delle "Quattro Stagioni" e nel 1574 "Il Giurista" e "Il Cantiniere"

La bizzarria dell'A. non ha precedenti nella pittura cinquecentesca sebbene atteggiamenti consimili si ritrovino, con altro spirito, in certe espressioni delle arti minori nordiche (oreficeria, intarsio, illustrazioni di libri matematici e astrologici). Benché si voglia vedere nell'A. un capostipite del surrealismo, tutta la sua arte è improntata a una 'diversa ispirazione e a una diversa intenzione: il surrealismo dell'A. è vitalizzato da un gusto caricaturale e buffonesco per cui la sua deviazione dalla realtà, e dalla riproduzione idealizzata della realtà si presenta ben diversa dall'inteUettualistica, congelata deformazione del surrealismo modemo, e acquista una più valida vitalità di forma e di contenuto.

Giuseppe Arcimboldo muore l'11 luglio 1593 a Milano. E’ seppellito a San Pietro della Vigna, con un'epigrafe di Cesare Besozzi: “Jospho Arcimboldo viro integerrimo pictori clarissimo comitique palatino qui Ferdinando, Maximilia II, Rudolpho II imperatoribus semper fuit Caesar Besutius tanti viri familiarissimus l.s.”.
 
Bibliografia:
Enciclopedia Treccani;
Arcimboldo: artista milanese tra Leonardo e Caravaggio, a cura di Sylvia Ferino-Pagden.

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Arte e psicoanalisi

Sigmund Freud ricordava come i poeti sanno più di noi. Per Bion i poeti sono i “veri psicoanalisti”, Winnicott si riferisce alla capacità negativa di Keats: ossia la la capacità di un uomo di restare "nell’incertezza, nel mistero, nel dubbio senza l’impazienza di correre dietro ai fatti e alla ragione”.
Lacan sostiene che “le creazioni poetiche generano piuttosto che riflettere le creazioni psicologiche”.
Non è compito della psicoanalisi né di nessun altro, spiegare che cosa l’artista vuol dire con il suo lavoro, neanche l’artista stesso lo sa, e forse è meglio così, ma di soffermarsi su quello che l’opera ci evoca utilizzando i propri strumenti e il nostro personale pensiero. E' ovvio che qualsiasi lettura risente del vissuto emozionale di chi scrive, dei suoi livelli di partecipazione e della sua formazione intellettuale, è necessario sedersi accanto all’artista e alla sua opera nel rispetto della sua esistenza altra rispetto a noi. 
Altra retorica e datata idea è quella che il trattamento analitico inibisca la creatività artistica, pensiero romantico derivato da un’immagine divina e maudit dell’artista, identificando la malattia come presupposto necessario della capacità creativa.
Questo concetto per il Dott. Matteo De Simone è falso, nel senso che la creatività non si sviluppa esclusivamente dal bisogno di ricreare l’oggetto perduto, spesso consiste invece nel creare qualcosa di nuovo nel mondo che già esisteva ma che non aveva ancora un nome.
L’opera d’arte rivela quello che non sapevamo del mondo, dice la Milner:
Nel processo creativo si annulla la distinzione tra soggetto e oggetto, tra interno ed esterno, quindi la creatività si situa nell’oscillazione tra un’attività mentale di superficie e il contenuto indefinito e non differenziato. Non è, dunque, solo il “sentimento oceanico” freudiano in cui c’è fusione tra il sé e l’altro, come il bambino nelle braccia della madre, ma è tramite l’oscillazione che si attiva la creatività.
L’atto creativo per svilupparsi deve attraversare un vuoto, allontanarsi da preconcezioni per accettare ciò che emerge dal profondo, ripristinando la fusionalità originaria ma senza rimanere imprigionati dentro. E’ come entrare in uno spazio vuoto dentro di sé, ove può nascere ogni cosa nuova, una sorta di utero, l’inizio di una trasformazione per poi poter accedere a processi d’integrazione. E' dunque un atto che presuppone la capacità di regredire ad un funzionamento primitivo e meno integrato. La creativa potrebbe bloccarsi quando diviene impossibile all'artista il concerdersi di muoversi fluidamente da uno stato di maggiore ad uno di minore integrazione, poiché lo stato meno integrato potrebbe smuovere quantità di angoscia non tollerabili. In questo senso l'analisi può divenire l'utile strumento per riacquistare la propria possiblità di vivere creativamente e dunque di poter riprendere anche una attività artistica che sia sentita come viva e significativa per l'autore.

Liberamente tratto da:
"Bellezza e tristezza nella poesia di Sandro Penna" di Matteo De Simone

T.S. Eliot

Thomas Stearns Eliot (Saint Louis, 26 settembre 1888 – Londra, 4 gennaio 1965) è stato un poeta, drammaturgo e critico letterario statunitense naturalizzato inglese.
Premiato nel 1948 con il Nobel per la letteratura, è stato autore di diversi poemi, alcuni dei quali destinati al teatro: Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock, La terra desolata, Gli uomini vuoti, Ash Wednesday, Quattro quartetti, Murder in the Cathedral (Assassinio nella cattedrale) e The Cocktail Party. È stato autore inoltre del saggio Tradition and the Individual Talent.

IPA Film Festival

Three masterpieces by Mexican film-makers are the subject of discussion by Mexican cinéastes and psychoanalysts:

Los Olvidados (Luis Buñuel, 1950);

Babel (Alejandro González Iñárritu, 2006) and

Pan’s Labyrinth (Guillermo del Toro, 2006).


http://www.12345678.co.uk/congress/?page_id=979

Odilon Redon

Al Grand Palais di Parigi una mostra monografica sull’artista

Nessun eccesso nella sotria di questo autore di opere cupe con strani ragni dal viso semiumano, occhi a mongolfiera e scheletri seduti a tavola. «Che disgrazia essere un borghese», confidava già da giovane al suo maestro Rodolphe Bresdin. Odilon Redon, nato a Bordeaux il 20 aprile 1840 e morto a Parigi il 6 luglio 1916, concentrò nell’arte tutti i suoi demoni.

«Le radici di Redon affondano nel romanticismo — scrive il curatore della mostra, Rodolphe Rapetti —. È nato un quarto di secolo prima dei protagonisti più significativi del simbolismo, al quale non aderirà mai formalmente, anche se a posteriori ne appare uno degli inventori, se non addirittura il creatore più originale e determinante …”.

Nel 1898 Odilon Redon, soprannominato il Principe dei sogni, scrive: «Tutto si crea per la sottomissione docile alla venuta dell’inconscio». La data coincide con la pubblicazione della «Interpretazione dei sogni» di Freud.
Sin dall’inizio Redon, soprannominato il Principe dei sogni, abbandona la luce vibrante dell’impressionismo, la natura dispiegata alla ricezione dei sensi, in auge in quel momento, per tentare di calarsi nelle tenebre più profondamente personali delle fantasie e dei sogni che animano l’inconscio, forse anch'egli come Freud per cercare di comprendere qualcosa di inspiegabile che avvertiva dentor di sé.
Dal 23 marzo al 20 giugno la sua mostra “Odil Redon Prince du Reve” si terrà presso la galleria nazionale francese Grand Palais.

Il Grand Palais è ritenuto un capolavoro dell’Art Nouveau. E’ stato costruito su progetto degli architetti Deglane e Louvet come padiglione per l’Esposizione universale del 1900 di Parigi. E' situato vicino agli Champs Elysées, è caratterizzato da un’immensa struttura in ferro e vetro, con facciate in marmo a cavallo tra stile neoclassico e Art Nouveau.


http://www.rmn.fr/redon