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Caravaggio

Gli ultimi decenni del '500 furono anni di grande travaglio, densi di novità, di straordinaria importanza per il formarsi di una coscienza moderna. Sono anni che videro la morte di Michelangelo, la nascita di Galileo e il Concilio di Trento chiudere i lavori. E' in questo climna che opera e cresce Michelangelo Merisi da  Caravaggio (1569-1609). L'operazione ritenuta di poco valore di dipingere frutta e fiori diverrà una straordinaria arma di rinnovamento, proposta perentoria di un nuovo realismo, di una pittura stretta alle cose reali, nata dall'osservazione del reale.
Dopo Giotto e Masaccio egli riafferma il principio secondo cui non concetti astratti o prevenute concezioni filosofiche siano da riprodurre sulla tela, ma la conoscenza della realtà, indagata ed esplorata nelle sue relazioni con  lo spazio e la luce: le cose da sole esprimono idee, filosofia e storia, perché da esse si sprigiona il presente e il suo suono.
Canestra di frutta. (1597-1598). Olio su tela. Milano, Pinacoteca Ambrosiana. Il dipinto fu donato nel 1607 all'Ambrosiana per legato testamentario da Federico Borromeo. La bacatura della mela, le spaccature del fico maturo, la baccelatura delle foglie ritorte sono elementi che riportano il tono della composizione alla fedeltà alla naturalezza del vero e ad una realtà che eleva il genere, ritenuto minore, al pari della pittura raffigurante azioni, considerata all'epoca al primo posto nella gerarchia teorica dei generi in pittura. 

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio nacque a Milano probabilmente il 29 settembre 1571, dai genitori Fermo Merisi e Lucia Aratori, originari di Caravaggio dove si erano sposati nel precedente gennaio. Fu battezzato il giorno dopo nella chiesa di Santo Stefano in Brolo, nel quartiere milanese dove alloggiavano le maestranze della Fabbrica del duomo delle quali faceva probabilmente parte anche il padre di Michelangelo, di mestiere mastro muratore.
Nel 1576 a causa della peste, la famiglia Merisi lascia Milano e si trasferisce a Caravaggio per sfuggire all'epidemia, ma qui muoiono il padre e i nonni del pittore. Nel 1584 la vedova e i suoi quattro figli tornano a Milano dove il tredicenne Michelangelo viene accolto nella bottega di Simone Peterzano, pittore di successo, tardomanierista di scuola veneta: «il contratto di apprendistato lo firma la madre, il 6 aprile 1584: per poco più di quaranta scudi d'oro [...] Va dietro il maestro ad affrescare, nella chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, in quella di San Barnaba».

Per apprezzare il genio artistico del Caravaggio è necessario concentrarsi sulla sua ossessione per la morte, tema che riflette due eventi traumatici della sua vita: la morte del padre quando aveva 6 anni e il suo omicidio di un uomo nel 1606 quando aveva 35 anni. Questa è almeno la tesi di Lewis C.N. (1986 - Caravaggio's Imagery of Death and Allusion. Am. Imago, 43:261-272). La tesi del suo scritto è che per tutta la vita il pittore ebbe a che fare con il proprio conflitto edipico  e con l'angoscia di castrazione, come appare evidente periodicamente nelle sue opere, problematiche divenute più rilevanti dopo l'atto di omicidio. I dati storici disponibili indicano che Caravaggio è nato nel 1571 e che suo padre, nonno e zio è morto a causa della peste che colpì a Milano nel 1577. Nella sua vita sucessiva Caravaggio era frequentemente in conflitto con le figure di autorità, come si apprende da polizia e documenti legali. Egli abitualmente aveva una spada ed in una occasione la usò per uccidere un uomo a seguito di un discussione a causa di una scommessa sportiva,  dopo essere stato ferito alla testa. I suoi ultimi 4 anni sono stati i suoi più produttivi, quando dipinse in uno stile oscuro introspettivo, a quanto pare utilizzando la memoria piuttosto che modelli di fresco, con riferimento ai tragici eventi che lo perseguitavano. 
 
Davide con la testa di Golia
olio su tela - cm 125 x 100.
Galleria Borghese - Roma.

Due temi emergono come un riflesso di un complesso di castrazione irrisolto: decapitazioni, che possono essere viste come simboli di castrazione (Schneider, 1976), dipinti in cui è condannato il personaggio principale ad essere ucciso perché aveva interferito nei rapporti sessuali di una potente autorità maschile. Entrambe le caratteristiche subirono ulteriori cambiamenti dopo che il Caravaggio si trovò ad uccidere un uomo. In particolare, ha utilizzato mezzi artistici per rappresentare la sua identificazione con la vittima, ed affermare il suo bisogno di autopunizione. Inoltre, si osserva l'emergere di dettagli apparentemente casuali o immagini nascoste, presumibilmente provenienti dall'inconscio che riguardano il tema della decapitazione ravvivate dopo l'atto di omicidio.
Decapitazioni sono rappresentate per la prima volta in Giuditta e Oloferne (1598-1599) e in Medusa (1597). Entrambi si concentrano solo sul drammatico orrore e sul dolore della decapitazione, mostrano come la vittima si dimeni nel momento stesso della morte. Nelle opere d'arte precedenti al 1606 nelle quali vengono riflesse ansie di castrazione, si scorge un modello in cui la parte sana della personalità ha un maggior controllo rispetto alle spinte dell'inconscio.
Immagini di cecità, come la decapitazione, rappresentano castrazione simbolica. Nel dipinto del 1601 La Conversione di St. Paul, Saul (macchiato dalla colpa del delitto) viene mostrato con gli occhi chiusi mentre subisce la conversione al cristianesimo. L'immagine di Saul prostrato che diventa Paolo, momentaneamente accecato dalla luce di Dio, è una rappresentazione di rinascita, un grandioso nuovo sé in sostituzione di uno colpevole. Una tale resa positiva dell'iconografia legata all'angoscia di castrazione può mostrare una crescente capacità di sublimare i conflitti personali permettendo alla sua arte di superare con la creatività i limiti precedenti. Nel Sacrificio di Abramo (1603), un dipinto nel quale compare il tema della decapitazione, il padre è indotto da un angelo, piuttosto che dall'orrore della vittima, a rinunciare al sacrificio del figlio.
La conversione di San Paolo -
Chiesa di St.Maria del Popolo (Roma)

Questo potrebe implicare il desiderio di dimostrare, tramite lo srumento dell'arte, qualche controllo superegoico agli impulsi distruttivi. Ad un livello pià profondo può rappresentare il tentativo di alleviare sentimenti di colpa, che sono la base dle complesso di castrazione, poiché la moderazione del padre implica il perdono.
Non vi sono altri dipinti raffiguranti decapitazioni fino a dopo l'atto dell'omicidio.
Mentre l'arte del Caravaggio tratta prevalentemente temi religiosi mette in mostra il controllo sulla violenza, la sua vita personale è caratterizzata da azioni sempre più illegali dal 1600 in poi. Dopo l'omicidio nel 1606, riemerge nei dipinti la decapitazione, ma con notevoli cambiamenti. La Decollazione del Battista e Davide con la testa di Golia sono stati entrambi dipinti nel periodo 1608-1610 durante il quale Caravaggio veniva inquisito da parte delle autorità. In Davide con la testa di Golia Caravaggio dipinse un pensoso David che tiene a malincuore testa mozzata di Golia. La testa sospesa è un autoritratto del Caravaggio.

Giuditta e Oloferne 



Riguardo al temperamento violento e stravagante tutte le fonti sembrano d'accordo. Già nel 1600 o 1601 il Van Mander scriveva: "quando ha lavorato un paio di settimane, se ne va a spasso per un mese con lo spadone al fianco e un servo di dietro, e gira da un gioco di palla all'altro, molto incline a duellare e a fare baruffe, cosicché è raro che lo si possa frequentare".
Il 28 maggio del 1606 il Caravaggio uccide Ranuccio Tommassoni da Terni in seguito ad un litigio durante un incontro di pallacorda. Nello scontro il Caravaggio stesso rimane gravemente ferito alla testa e subito dopo fugge a Roma, riparando nei feudi laziali dei suoi protettori Colonna. Non si sa se fu il pittore ad aggredire o se reagì per legittima difesa. E' certo però che fu ritenuto pienamente colpevole, tanto da essere condannato a morte in contumacia. Dopo il breve perido di convalescenza trascorso nei feudi Colonna, il Caravaggio fugge a Napoli e poi a Malta, dove è imprigionato. Evaso dal carcere nel 1609 è id nuovo a Napoli dove subisce l'aggressione di alcuni uomini armati (molto probabilmente delle guardie) e, ridotto quasi in fin di vita, con altrettanta probabilità è di nuovo arrestato. Qualcuno a Roma si adoperava per la grazia e, raggiunto dal perdono papale, il Caravaggio viene raggiunto dalla morte mentre vaga sulla spiaggia alla ricerca del vascello che doveva portarlo a Roma. La tragedia degli ultimi 4 anni di vita del Caravaggio, fuggiasco e braccato, è certo la causa di quei comportamenti "strani" che alcuni antichi biografi imputavano invece alla presunta bizzarria del suo carattere. Le sue inquietudini e la necessità di essere sempre armato divengono ben spiegabili se si pensa che a Messina l'artista doveva vivere nel terrore di essere scoperto,imprigionato e giustiziato, e se si tiene poi in conto dello sconvolgimento che non potevano non avee provocato in lui le vicende della drammatica fuga da Roma, l'evasione da Malta, il continuo pellegrinaggio da una città all'altra, sempre in stato di tensione e di allarme.
Bacchino Malato - 1593 - Galleria Borghese (Roma)
Basta del resto metere a confronto l'autoritratto del 1609 (in cui il Caravaggio si figurò come testa di Golia decapitato da David, prefigurando la fine che temeva) che quello giovanile (come "Bacchino") di sedici anni prima, per cogliere il profondo mutamento che gli avvenimenti avevano stampato nel suo animo come nella sua fisionomia.













Bibliografia:
Maurizio Calvesi. Caravaggio;
Lewis, C.N. (1986). Caravaggio's Imagery of Death and Allusion. Am. Imago, 43:261-272;
Wikipedia. 

 

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